Domande-bussola

  • In che modo la nostra educazione ci ha intrappolati in concettualizzazioni di (e relazioni con) linguaggio, conoscenza, azione, autonomia, identità, criticità, arte, sessualità, terra, tempo, spazio e sé… che restringono i nostri orizzonti e ciò che consideriamo possibile / intelligibile? [cosa limita ciò che è possibile per noi percepire, comprendere, articolare, volere e immaginare?]
  • Quali processi educativi possono scavalcare il nostro cablaggio neurologico categorico e le risposte biochimiche (le nostre paure, interessi personali, narrazioni, ego, tendenze narcisistiche, ferite, ecc.), attivare un senso viscerale di coinvolgimento, responsabilità, umiltà, generosità, sanità mentale (non dipendenti dalla volontà o dalle scelte intellettuali), e aprire possibilità/mondi praticabili, ma inimmaginabili o inarticolabili all’interno dei nostri attuali schemi di riferimento? [cosa, al di là delle convinzioni, può offrire un antidoto all’indifferenza?]
  • Cosa può generare un flusso di connessioni e un senso di cura e impegno per tutto ciò che prevale sull’interesse personale e non dipende da convinzioni, conoscenza, identità o comprensione?
  • Come possiamo iniziare a guarire il nostro dolore individuale e collettivo senza sensi di colpa, paralisi, ipocrisia, legittimazione, depoliticizzazione, attaccamento-ferita, transfert, capricci, ri-ferimenti (re-wounding) e drammi?
  • Come possiamo impegnarci ed essere istruiti da diversi sistemi di conoscenza e modi di essere, lotte e tentativi di creare alternative, (a)cutamente consapevoli dei loro doni, limiti e contraddizioni, così come delle nostre (dis)interpretazioni, proiezioni e appropriazioni?
  • Come possiamo attingere alle possibilità praticabili ma incomprensibili all’interno dei paradigmi dominanti? [Come invitare le persone a considerare ciò che è considerato “impossibile”?]
  • Come sarebbero il dialogo, l’orizzontalità e la solidarietà al di là dei confini immaginativi del capitalismo, del socialismo, dell’anarchismo, dell’umanesimo antropocentrico e della separabilità? [come sono stati domati i nostri sogni?]
  • Come possiamo mobilitare rigorosamente un “modo alternativo per interagire con le alternative” (camminare/ ballare/ respirare/ inciampare in modo diverso insieme su una strada nebbiosa) senza arroganza, virtuosismo, dogmatismo e perfezionismo?
  • Come accogliere un modo morente di conoscere/essere e assistere con tenerezza radicale alla nascita di qualcosa di nuovo, ancora fragile, indefinito e potenzialmente (ma non necessariamente) più saggio?

Testo originale https://decolonialfutures.net/compass-questions/
Illustrazione copertina di Mo Drescher